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12-03-2023 Nota tecnica



Facciamo il punto della situazione. Dove non si è riusciti a fermare la re-infestazione di varroa nei mesi di settembre e ottobre le perdite di alveari sono state ingenti con una percentuale variabile probabilmente legata abbastanza strettamente alla densità degli apiari presenti nella zona. Dopo la raccolta dei dati da parte di APAS si avrà la possibilità di un’analisi più dettagliata dello stato di fatto e di quanto è successo.

Approfittando delle giornate calde si sono potute effettuare visite approfondite degli alveari e ho potuto anche raccogliere informazioni preziose dagli amici. Complessivamente le covate risultano molto più estese di quello che in genere si trova in questo periodo: è disposta su 2-3 favi nei nuclei, che possono arrivare anche a 4 favi nelle famiglie belle. In Valtellina appare come covata a cerchi concentrici e spesso non molto compatta. Questa irregolarità è legata alla consistenza della popolazione, più è scarsa e più il nucleo risulta sensibile alle variazioni termiche con un riflesso pressoché immediato sulla deposizione. Nel comasco segnalano invece covate estese ma anche molto compatte. Anche qui queste sono giudicate più avanti per il periodo, anzi qui le famiglie già spingono e chiamano nuovi favi. Nell’area del Lago a quota di mezza montagna e soprattutto più in alto, a quota 900, covate sono invece in linea con la stagione. A quest’ultima quota stanno solo ora a fiorire i gattici (Salix caprea) per cui gli alveari non hanno ancora potuto beneficiare di questa potente spinta.

In alcuni alveari si nota l’immagazzinamento non solo di polline, ma anche miele nuovo. Complessivamente gli alveari non mancano di scorte anche se, limitatamente alla Valtellina, i favi più esterni dei nuclei sono praticamente vuoti.

Non tutto positivo nel patrimonio che ha superato l’inverno: riscontrato in alcune famiglie che aveva a novembre popolazione consistente ora ridotta notevolmente senza presentare segni evidenti di Varroa (che sicuramente ha influito) ma che fa propendere ad un azione anche del Nosema cerana.

In sintesi si può dire che dove si è riusciti a tenere sotto controllo la Varroa abbiamo uno sviluppo anticipato e probabilmente a breve saranno sostituite tutte le api vecchie con quelle dell’anno. Se tutto ciò è una fortuna o meno dipende dall’andamento climatico del prossimo mese. Sicuramente implicherà una forte attenzione da parte dell’apicoltore perché gli alveari saranno più esposti al capriccio del tempo.