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04-11-2023 Nota tecnica



La lotta alla Varroa nel 2023 è risultata un po’ complicata ed è stata anche funestata da alcuni incidenti di percorso: vediamo insieme la problematica e cosa è consigliabile fare ora.

Gli alveari quest’anno sono usciti presto dall’inverno e le covate sono subito partite bene. Le avverse condizioni del tempo, registrate durante il periodo produttivo, non hanno influito molto sui cicli di covata per cui siamo arrivati all’estate con una carica di Varroa teoricamente abbastanza elevata.

La popolazione di questo parassita è condizionata anche da molti altri fattori, sia intrinseci che estrinseci all’alveare.

Fra i primi è da citare l’attitudine (genetica) a comportamenti igienici, ovvero tutte quelle azioni che le api, in modo più o meno marcato ed efficiente, attuano per difendersi dalla presenza di questo acaro.

Fra i fattori esterni è invece sicuramente da citare la densità di alveari presenti nella zona e soprattutto l’eventuale presenza di apiari trascurati nelle vicinanze che possono fungere da focolai per la produzione e la trasmissione della Varroa.

La Varroa si è dimostrata un nemico particolarmente ostico per la sua capacità di adattarsi in modo relativamente veloce ai prodotti chimici utilizzati per combatterla, arrivando persino a modificare i propri cicli biologici. Anche per colpa degli stessi apicoltori, nel giro di pochi lustri, molti principi attivi hanno perso efficacia per l’insorgere e il diffondersi di ceppi “resistenti”. Fra questi, i prodotti a base di Amitraz, ed in particolare l’Apitraz (ma anche l’Apivar è ormai da considerare poco affidabile). Prodotti sfortunatamente sulla soglia dell’archiviazione, già superata invece dall’Apistan. Quest’ultimo è ormai segnalato quasi costantemente come inefficace ed è inoltre accusato di “inquinare” l’ambiente alveare con una molecola (il fluvalinate) che rimane inalterata per anni e anni.

L’impossibilità di poter fare ancora pieno affidamento su questi prodotti ha portato l’apicoltura a guardare con sempre maggior interesse all’impiego di quelli a base di acido formico, con dei prodotti evaporanti che permettono di evitare il blocco di covata estivo.

Sfortunatamente per Maqs e Formic pro, ovvero i prodotti evaporanti a base di formico più utilizzati, è stato segnalato una non conformità: l’imballaggio difettoso non ha consentito la corretta evaporazione. Grazie alla segnalazione tempestiva degli apicoltori, le associazioni sono intervenute prontamente per fornire supporto nella risoluzione del problema.

Ora ci apprestiamo al trattamento invernale. L’andamento meteorologico ha di fatto chiuso le deposizioni. Credo che il blocco delle covate sia abbastanza generalizzato in Valtellina. Questo può permettere di anticipare il trattamento invernale contro la Varroa. Le sue “cadute” sono state segnalate in alcuni apiari anche piuttosto copiose, soprattutto là dove tra settembre e ottobre non si è effettuato nessun trattamento tampone

Consiglio quindi approfittare della prima giornata di sole con temperature sopra i 10 gradi per effettuare un gocciolato.

Anticipare i trattamenti ci espone un po’ al rischio della reinfestazione, però anche attendere la fine di novembre ha diverse implicazioni non trascurabili e tra queste la principale è la possibilità di ripresa delle covate e quindi la sostanziale inefficacia del trattamento.

Per sicurezza sarebbe opportuno anche prevedere di effettuare un successivo trattamento a fine dicembre o ai primi di gennaio con ossalico sublimato. 

Giampaolo Palmieri